Ce ne siamo andati, tu ed io...

 

Ce ne siamo andati, tu ed io
passeggiando
da buoni borghesi soddisfatti, sereni,
sull’avvampare delle braci
di un mondo disfattosi, improvviso.
Le verità che da sotto l’intonaco rivelano
i peccati di semplice omissione
le volontà che i sensi tutti
ottusero
volutamente ed in coscienza chiusero
all’evidenza
purulente salgono ristagnanti traboccano fin qua
in questa
sperimentata immobile palude
dove mostri diversi
guardano indifferenti l’agonia del più debole,
l’indifeso, l’escluso.
Il sogno spare, s’è fuggito via
proprio all’età che era necessario
quando tutto rotolando s’avvia all’ultima discesa,
al meditare.
Poveri resti di immancabili vincite
di nobili destini, di futuri
illuminati di soli risorgenti, una qualsiasi giustificazione
rimestando
si tenta di scovare.
Ma chi ha sofferto non dà pace al cuore
e i muri infranti, venduti un tanto al metro,
altri muri rifondano all’interno.

Da te stesso confuso, immobile e recluso
tremante resti.

E passeggiando le futili cosine che discorri
probabilmente
hanno più vita e peso più durevole
dei grandi moti di cui fosti figlio.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione