Ritrovando, inaspettata, la strada
di una delle mie case,
delle mie cucce, direi, in una sera fresca,
non fredda, un poco umida e pastosa
ho dischiuso le porte.
Anche le mani sentivano i ricordi.
Allora, pensando a te, si inturgidiva il mondo,
la potenza e la grazia erano mie.
Meraviglia i tuoi tremori davano
e il sospiro finale una canzone,
un inno, un uscire dell’anima dal petto.
Ogni certezza, ogni verità, erano ĺ
reali, corporali
con odori e sapori sempre nuovi
dimenticati e rinnovati insieme.
Pene e paure fuori dall’uscio
stavano, raspando,
senza speranza di trovare strada.
Una fata ci dischiuse alla vita.
Le certezze aveano peso e forma.
I liquori, che sorbivo da te
e quelli miei
anticipo del dopo divenivano.
Quando la carne sfatta
la carezza del cielo ricomponga.
A lode e gloria nostra.
A lode e gloria tua
dolce compagna.
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