Pericolosi inganni
la vecchia carne implora
perché un barlume della vita resti.
Un cartello da affiggere dovrei
per tutti gli altri
a monito, a sostegno.
Senza rispetto alcuno, irridendomi
passo,
un sasso, un limite, un ostacolo vesto
ma verso e perché non so.
Mi do alla macchia, partigiano
delle mie idee consunte, dei distinguo
fallaci,
delle immeritate ma tepide vittorie.
Impietosiscono gli alberi
intorno a casa, dandomi con l’ombra
mimetismi di me
dannato e solo.
Prevedo qualche cosa, accenti e voci
e accadimenti e vicinanze
e sogni
come mi era spontaneamente dato
nell’età giovanile.
Di me sorrido. Rido anche talvolta
con un fondo di amaro.
Piange, dentro la carne, l’anima
che era bella,
ora stretta e costretta.
Ché la diretta via che tentai correre
per colpa, per errore,
per quale sia ragione,
camminando persi.
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