Sui tuoi seni me ne andavo favoleggiando
raccontando alle mie mani
i sensi
giù per la schiena
diluviando.
E m’accadeva come frutto di bosco di odorarti
con la pelle addossata
tutta quanta
tutto teso all’ascolto
delle tue mani nude.
Senza che l’aspettassi le tue labbra
e le gambe ebbre
e la voce
di inconfessate voglie
golosa davi.
Malgrado ciò greve pensiero è l’essere
da troppo in gioco
con l’età
crocchiano l’ossa
e l’anima si perde.
Come un cieco, sminuito di forza all’altri sensi
chiedo aiuto e pietà
solerti
accorrono intorno a te
indorandoti.
E i profumi, i sapori e i balbettanti gemiti
m’avvolgono se accade
che ti ami
con altra intensità
ognuna volta.
Di giovinezza persa rammentiamo irridenti di noi
allacciati e paghi
dedicandoci
ognuno all’altro un riso
amicale d’amore.
Come vedi si può rendersi eterni.
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