Né spaventi d’esami, ripetuti di notte
per la vita,
né d’amori sbagliati soffocata
né di botte né violentata
soffrirai.
D’una sorte maligna, d’un tuo difetto fisico
sbocciato sordidamente con l’età,
preservata
d’umiliazioni nel servire salva
né offenderai né sarai offesa adesso.
Fra noi credenti
giunta
la veste bianca poggia sul tuo grembo
illeso
dalle offese del tempo e dalle colpe
pensate fatte o desiate
nelle stanze abbuiate della vita.
Senza peccato vai
piccola di Firenze e noi sentenze elucubrando
stiamo.
Quanto poco mi stimo e ci stimiamo
ora
che di te un involto ci è restato
simbolo e segno.
Di te rimane un pegno.
D’impotenza impaziente mi vergogno
e chiedo il tuo perdono,
Ché rimanere a lato
d’un peccato mi macchia irredento
vigliaccamente violento
invoco una vendetta che contro la mia ignavia
si rifletta.
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