Ma siccome il presente m’era odioso
rimandai a dopo
negli atti e nella mente
rimandai
un tesoro di giorni sentendomi assegnato.
Ora da qualche tempo l’età sono a raggiungere
che quelli come me e che conosco
vanno via,
il pensiero d’essermi ancora vivo ( vivo? )
non m’è più di conforto.
Crudelmente a premi e punizioni allevato
con un Dio male imparato
con quell’indice che improvviso spunta
agli sbagli
i rimasti spiragli di tempo spreco.
Incostruito mi spiego
l’insoddisfazione che mi priva
d’ogni primitiva pulsione.
Nella confusione in cui mi getto per non riflettere
immobile devo mettere
il pensiero.
Che mi è stato dato in dono
dato donato regalato sciorinato
per bontà
o per nostra vergogna pel non germogliato.
Il nostro seme secco in un granaio asciutto
non marcisce
ma altro frutto non da.
Sempre più spesso
l’angoscia di quel che non sarai
ti sciama dentro.
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