A vendere di me pezzi e brandelli
continuai ogni giorno
sui banconi esponendomi
stringendomi negli occhi per non capire
per non ferire una presunta fierezza
datami dalla razza
dalla stirpe operaia dura e purissima
che tramandava una fede altissima
della virtù e della lotta.
Questo comporta, se credi, di non capire
di stare a sentire distratto
di riempirsi d’accatto di frasi fatte regime
di parole con le rime
di latinismi di neologismi strani
americani
ma se funzionavano anche asiatici o africani
per dare a vedere
che la massa proletaria cresceva
in forza grazia e ubbidienza.
Di te sopporti tutto con pazienza
le tue viltà nemmeno più nascoste
che mostri educato chiedendo scusa
a fronte di immediati perdoni e i suoni della tua stessa voce
estranei
traditori di quanto potevi essere stato
ridisegnati
su un altro te che ti spaventa che ti addenta il cuore
soffrendo nel farti male.
Impregnato di sostanze appiccicose
su quelle basi preziose che nessun raschiare
può più far rilucere
le ulcere del dolore porti impresse addosso.
Un tossico movimento
ti incatena a una pena di te
che ti commuove.
La vigliacca speranza di ere nuove
ti spinge ancora a vivere.
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