Ci siamo persi così senza saperlo
mentre fuori era il tempo
e le stagioni
e i sapori.
Non c’è stato il tempo di dirlo
di raccontare gli amori
le apparizioni
i contatti.
Quello che riteniamo definitivo appare
evanescente e mobile,
povera cosa abito stretto e corto
da povero cristiano.
Su un altro verso un contraltare
fissato fermamente
in terra solleva l’uomo
da un suolo putrescente
a un limite incandescente.
I rintocchi languidi delle sei
i ritmi ossessionanti delle sette
l’avvicinarsi della fine di un giorno ancora
ci dilaniano.
Di addormentamenti continui vorrei saziarmi
di risvegli cantanti
delle tue cose nelle mie mani
e le tue mani ansiose.
Predicando l’innocenza incompiuta
mi fo vecchio
mi assolvo buono perché di pentimenti
fingo d’essere pregno.
Ogni tanto mi sorprendo sorpreso
che la sincerità non mi sia vestito adatto.
Mi soddisfa il capire d’essere
di me stesso
insoddisfatto.
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