La parola “crepuscolo” si lievita

 

La parola “crepuscolo” si lievita
improvvisa inattesa
questa sera
la dove non pensavo
nei rifugi porosi della resa,
quando ti prende il sonno
e la paura
che al sonno altro sonno s’aggiunga
continuamente,
in un raggiunto eterno sempre.
Infine.
E’ il corrugare dell’aria
e i colori distesi con l’avarizia dell’ora
mentre l’ombra s’allunga
e pare che una fretta punga il giorno,
che allontanarsi conviene,
come filtrato, dalle cose ansiose di riposo,
quante volte goduto l’ho
non oso contare.
Ma rare se mi rimprovero l’incontro
con la parola inusata, l’immagine
forse solo immaginata, della vita.
Va da sé che anche questo pensiero
mi rende
come ogni altro triste, di lacrime muffito,
inutile e intorpidito.
E mentre dovrei elucubrare sui grandi problemi
mondiali
della fame e di stupri e di stragi
e dei tanti atti magici
della nostra divinità, eccomi invece qua
a cercare di rammentare.

I sapori della notte che viene e di quelle che sono state
le finestre chiuse, i misteri
che il buio provoca o occlude.

E le sparute membra raggrinzendo, i vecchi occhi
socchiudendo,
sorridendo respirare ancora una volta l’aria
che impercettibilmente
continuamente
varia.

Prigioniero d'un Dio