Comunque marzo fiorisce nelle cose
senza tenere conto di noi
passandoci sopra in volo.
Si accanisce sulle guance pallide
delle ragazze rimaste senza sole
a stare insieme a fare tardi inutili,
illuse sia piacevole.
Inumidisce le lentiggini dei rami
che si gonfiano come carezzate
per risvegliarsi motivate.
Se ne va risucchiato fra le cellule
della pelle
e come una nube scura ricadente
ognuno la sua si porta sorridente,
di demoni d’inverno,
la polvere.
Alle opere tutti alacri si torna
e la mente sforna sogni
che sembrano nuovi pensieri ed erano stati
sognati solo ieri e dimenticati,
in cicliche riappropriazioni al bello
alla speranza,
che di nuovo danza dappertutto.
Non più ti immalinconiscono i tremiti delle mani
rimandati a domani
e torna a sfarfallare il cuore
per le fatiche improvvise e giovanili
a cui soggiaci senza far domande.
E se una volta accade che smetti di balbettare
potrebbe essere questa
la stagione ottimale dell’andarsene.
Nel risveglio di tutto addormentarsi.
Sottilmente, da uno strato di terra ricoperto,
senza dolore ritornare in circolo.
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