In mezzo ad ogni giorno
un istante, sia pure un momento,
di smarrimento,
di paura, di più, di vuoto terrore
mi si impadronisce,
e scorrazza nitrisce e scalpita
dentro,
allucinante.
Da questa cinquantennale confidenza
senza pause, senza che una sola assenza
abbia interrotto il rapporto,
nasce con prepotenza l’attesa
di quella paura, attesa di ventiquattro ore
con intervalli irregolari
anormali
studiati a tavolino per fare più male
con alchimie malsane.
Così ogni gesto diventa amaro, avaro,
sfrontato e disgustato,
timido e rattenuto.
Incompiuto.
E il mio padrone, di là, che guarda,
allenta o tira la corda
ai miei scodinzolare e strattona
portandomi dove vuole.
La malandata carne e le ossa
svuotate dal tempo
mi davano ragione e speranza d’un termine
oltre il quale non potesse durare.
Ma il pensiero che dopo
sia statuito un altro gioco
con regole eterne da imparare
in mezzo a ogni giorno un momento
sia pure un istante mi assale.
A stento educai le mie cellule alla vita.
Intrisi d’ansia il mio patto con Dio
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