Aguzze spire la memoria intreccia
a te d’intorno e dentro.
Respirare non sento il mondo attorno,
sono passati
sono passati tutti. Tutto trascorre e va.
Chi sa verso che cosa, con certezza.
Ora la mente in sul fare dell’alba
nella costante insonnia
indagando su sé, da misteriosi indizi
trae conclusioni.
Girovagano gli occhi inseguendo figure
proiettate dietro palpebre chiuse.
Vago dolore lo stomaco disserra
anche lui non capendo se sia fame
o l’acido fluire delle idee.
Mai si ferma il pensiero della notte
che pure verrà, eterna,
a rubarti la carne e la speranza.
Speranza di un amore
che ti prenda a ti sbrani feroce,
d’un amore che mentre t’uccide
dai giorni sempre uguali ti divide
salvandoti da te.
I passi vanno avanti
per gravità soltanto.
Tanto che conta
ribellarti e urlare.
Il disfarsi non posso contrastare
se ad altro viso non m’affaccio
presto.
Con lui ridesto in me l’antico bardo.
Un sorriso degli occhi, un turbamento
nuovo
potrebbero la corsa rallentare?
Chiude una morsa il cuore.
Inutile speranza.
Poca è la sabbia nella mia clessidra.
Si interrompa la danza!
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