Raccogliendo le foglie, che neppure il gesto...

 

Raccogliendo le foglie, che neppure il gesto
impaziente toglie
che, bagnate, per niente disposte
ad essere ammucchiate, spostate, stanno,
spontanei, ripetuti gesti, pensando ad altro
vanno.
Se poi pensare fosse necessario e possibile.
L’orario inconsueto
sposta sull’orologio le movenze
danzanti sulle spalle curvate, e chi ti guarda
dalla collina accanto
immobile su te si incanta.
La rena spanta va
se ne va
a ruscello sull’acqua.
Smacchia l’aria lo sparire del sole
e duole dimessamente
qualcosa, dentro, giù in fondo,
un essere, un esistere, un perdurare
che non è voglia
che è un rimanere inerte, a braccia conserte,
chiuso come in un bozzolo, una apparenza
che non è mia,
un percorso che non ho scelto.
Un cammino penoso, a salti,
mi sono fatto
e ne ho perso lo scopo.
A poco a poco scendo ad occhi bassi
contrito. Avvilito
da questa vita
che non ho sentito vivere,
che come un fantasma, uno spettro,
mi si è aggirata intorno.
Sfinita.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione