I silenzi che il cielo manda
afferrare conviene,
i sottili appannamenti, le ritornanti inutilità,
quelle pene che non definisci
con cui scolpisci la tua giornata.
L’affanno del fare, l’arroganza
dell’apparire.
Di là dal vetro un sottile
fiore azzurro
un sussurro quasi che il vento muove,
un’altra prova della diversità delle forme,
un segno differente
solo apparentemente casuale.
Venire fuori ora da questo attimo
sprecato
un momento in meno
di vita vissuta, un inutile respirare
senza sentire o toccare
o amare.
L’egoismo premia a iosa se stesso
nell’insignificante sera
che il sole andandosene si ostina a schiarire
ma solo fuori
dove non ci sei.
Di quello che ti dicevo
rammenti qualcosa?
Solo parole sono state i sensi.
Esperienze non furono
ma vento.
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